Anche la notte ti somiglia,
la notte remota che piange
muta, dentro il cuore profondo,
e le stelle passano stanche.
Una guancia tocca una guancia -
è un brivido freddo, qualcuno
si dibatte e t'implora, solo,
sperduto in te, nella tua febre.
La notte soffre e anela l'alba,
povero cuore che sussulti.
O viso chiuso, buia angoscia,
febbre che rattristi le stelle,
c'è chi come te attende l'alba
scrutando il tuo viso in silenzio.
Sei distesa sotto la notte
como un chiuso orizzonte morto.
Povero cuore che sussulti,
un giorno lontano eri l'alba.
[4 aprile 1950]
Cesare Pavese, Le poesie, Einaudi, p.141
Uma bela combinação.
ResponderEliminarLogo, no Prosimetron, colocarei outro poema de Pavese, também intitulado «A noite».
Obrigado, MR. Mais logo vou espreitar também ;-)
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